Da Messaggero veneto del 9 aprile 2018 – Il politico-candidato che può diventare il presidente eletto direttamente più giovane della Regione Autonoma – e il secondo della storia dopo Alessandra Guerra che entrò a piazza Unità a 31 anni – ha il Carroccio e Trieste iscritto nel proprio dna. Già il nome, Massimiliano, scelto dai genitori in onore dell’Asburgo che diventò, per breve tempo, imperatore del Messico lo certifica. Perché se la carta d’identità di Fedriga alla voce luogo di nascita recita Verona, è nel capoluogo regionale che cresce e spicca il volo fino ai vertici del partito a un’ età che definirla vita è poco.
L’uomo ha la politica nel sangue. Fin dai tempi del liceo scientifico Galileo Galilei di Trieste dove si inventa una lista di chiara ispirazione conservatrice e a cavallo della maggiore età diventa, per tre volte di fila, rappresentante d’ istituto con una percentuale – l’anno della maturità – da elezione bulgara: 75% dei voti e tre eletti su quattro in quota Fedriga.
In precedenza, a nemmeno 16 anni aveva bussato alle porte del Carroccio per la sua prima tessera padana – all’epoca la Lega nazionale non era nemmeno lontanamente contemplata – e il battesimo in piazza con la distribuzione nelle vie del capoluogo di un volantino per l’ arrivo di Umberto Bossi in città. Due anni dopo, siamo nel 1998, arriva il primo incarico, quello di coordinatore dei giovani del movimento. L’ università si muove di pari passo con l’ impegno politico.
All’Ateneo di Trieste organizza una lista, conservatrice ovviamente, che gli permette – da studente di Scienze della comunicazione – di essere eletto in Senato accademico e nel Consiglio di facoltà. Fuori intanto, mentre si mette in tasca la laurea e il successivo master in marketing aziendale, entra nel Consiglio nazionale – termine leghista per indicare quello regionale – del Fvg di cui nel 2003, a 23 anni, diventa commissario.
È l’ anno del trionfo di Riccardo Illy, dello strappo di Sergio Cecotti a Udine e della fuga, di tanti, dal Carroccio. Lui no. Resta fedele a Bossi e nel 2005 comincia a prendere, davvero, confidenza con la stanza dei bottoni del partito visto che viene nominato nel Consiglio federale – leggasi nazionale – della Lega Nord.
Nel 2006 si candida alle Comunali di Trieste – quelle in cui Roberto Dipiazza vince di misura su Ettore Rosato – e diventa colui che raccoglie il maggior numero di preferenze (120) anche se il risultato di lista tiene il Carroccio fuori da Palazzo. La svolta politica, in ogni caso, arriva nel 2008. Nell’anno in cui Silvio Berlusconi trionfa alle Politiche e Renzo Tondo in Fvg, Fedriga “vola” in Parlamento, a nemmeno 28 anni, e comincia a occuparsi di lavoro. Nel 2011, in dissidio con il resto del centrodestra, si candida in solitaria, con la Lega, alle Comunali. Viene eletto (unico, in seguito si dimetterà per fare entrare un altro esponente a Palazzo), ma il Comune passa al centrosinistra.
Nel 2013 si torna al voto per il Parlamento. Il Carroccio nazionale è travolto dagli scandali, ma Fedriga, ancora una volta, resta fedele ad Alberto da Giussano. Ricandidato e rieletto, diventa il nuovo capogruppo padano a Montecitorio. E comincia a essere ospitato in tutti i salotti televisivi che contano. Perché, in fin dei conti mormorano in tanti, è una delle facce pulite della Lega. Tiene il punto, sempre e comunque, rispetto alla linea del partito, ma quando parla lo fa con educazione, senza alzare i toni e convince, eccome, spettatori e presentatori.
Il resto è storia recente. Il 4 marzo porta il Carroccio in Fvg a percentuali stratosferiche e, personalmente, conquista la Camera per la terza volta. Poi c’ è il “balletto” sulla scelta del candidato presidente del centrodestra.
I partiti chiudono su Tondo, Matteo Salvini, a Udine, assiste a una mini-rivoluzione della base e complice la sollevazione popolare (e pure la presidenza del Senato) convince Silvio Berlusconi a virare su Fedriga che quindi avvia la seconda campagna elettorale di fila.
Chiedendo ancora un pizzico di pazienza alla moglie Elena e ai due figli che, però, in caso di vittoria almeno lo avranno ogni giorno a dormire a casa. Nella sua Trieste, non a Roma per metà settimana.