“Scelgo il #FriuliVeneziaGiulia” è uno slogan semplice, che vuole comunicare in modo diretto e inequivocabile il mio attaccamento al territorio. Una scelta di cuore che, vada come vada, non potrò mai rimproverarmi, perché dettata solo dall’amore per la mia gente. Alcune ragioni di questa scelta sono riprese oggi dal Messaggero Veneto, che vi invito a leggere.

di Mattia Pertoldi – L’ odore del sangue (politico) è un collante potente, da sempre, a centrodestra dove nei momenti che contano sono quasi sempre capaci – quando non si fanno prendere da raptus autolesionistici come nel 2013 – di unirsi per vincere con molta più determinazione, almeno all’ esterno, del campo progressista.Così, quando Massimiliano Fedriga avvia la conferenza di stampa con cui a Pordenone – tana di Sergio Bolzonello, non a caso – si alza il sipario sulla campagna elettorale per le Regionali, il colpo d’ occhio è di quelli a effetto. Lì, l’ uno accanto all’ altro, ci sono i maggiorenti dei partiti con l’ obiettivo di mostrare agli elettori di essersi gettati alle spalle screzi e tensioni che hanno portato alla scelta del candidato governatore. Parte Renzo Tondo, dopo aver avuto i gradi del capitano della coalizione per una manciata di giorni, il quale assicura «l’ impegno totale di Ar nel compito che attende Fedriga e cioè riuscire a fare cambiare marcia a un Fvg massacrato da un centrosinistra che sta implodendo su se stesso».C’ è Sergio Bini – da sempre al fianco del leghista – che sottolinea come «Fedriga è un portento, ma le battaglie elettorali si vincono alla fine» e pure Fabio Scoccimarro in versione ecumenica nel sottolineare come Fratelli d’ Italia abbia appoggiato ogni possibile nome – Tondo, Riccardo Riccardi e ovviamente Fedriga – e nel tracciare una prima linea d’ azione in caso di successo sostenendo che «per noi verranno sempre prima gli italiani, si tratti di asili nido, scuole materne oppure case Ater», senza dimenticare Vannia Gava per la quale «questa è una scelta figlia della volontà popolare, non di imposizioni dall’ alto».Ma nel cuore di Pordenone, simbolicamente alla destra di Fedriga c’ è soprattutto Riccardi con il quale, nei giorni scorsi, si è stretto l’ accordo che potrebbe portarlo alla vicepresidenza della Regione in quota Forza Italia partito con cui, dalle parti del Carroccio, i rapporti sembrano essere tornati sereni. Come vogliono dimostrare le parole di Edoardo Petiziol – stretto collaboratore di Fedriga – che descrive l’ azzurro come «un valore aggiunto per l’ intera coalizione» e la stretta di mano che si scambieranno i protagonisti del “ticket” a fine intervento. «Se siamo qui tutti assieme – spiega Riccardi – è perché non si è svolto una specie di Gp tra persone, ma abbiamo sempre salvaguardato quel bene primario che passa sopra le teste di tutti noi: l’ unità della coalizione. Lo dico alla sinistra che per anni ha scaricato sul Fvg le proprie tensioni. Le elezioni si vincono il giorno dopo, non prima, ma ce la faremo. E a Fedriga voglio portare la mia assicurazione di vicinanza, solidarietà e grande lealtà per il compito che ci attenderà e che si annuncia particolarmente duro. Dobbiamo riportare il Fvg alla normalità dopo i disastri della sinistra, testimoniati dalla fuga di Debora Serracchiani a Roma e dal fatto che il suo vicepresidente si vergogni di farsi rappresentare, nei manifesti, con i simboli dei partiti che lo supportano».Applausi e abbraccio – un po’ pure a uso e consumo dei presenti in sala – con Fedriga che parte lancia in resta. «Non mi chiamo Serracchiani oppure Matteo Renzi – attacca -. Non ho intenzione di vestire i panni dell’ uomo solo al comando. Siamo una squadra e governeremo assieme. Io sono diverso da chi mi ha preceduto se non altro perché ho scelto il Fvg, rispondendo all’ appello della mia gente, mentre qualcun’ altra ha preferito scappare in nome della carriera personale. Abbiamo il compito di fare rinascere le comunità del Fvg dalle macerie, cominciando con il riprenderci quanto il Pd ha ceduto a Roma con i Patti finanziari, ma non sarà facile: dovremo lavorare pancia a terra perché la sinistra, che teme più di ogni cosa la perdita di potere, farà di tutto per vincere».Di Bolzonello si parla poco. Il vicepresidente – in nome di una strategia politica che appare palese – sembra una variabile di secondo livello, nella campagna elettorale del centrodestra, incastonata tra le parole “Debora” e “Serracchiani”. Fedriga lo sfiora (peraltro senza citarlo) soltanto quando parla di Uti. «Fa sorridere – spiega – che qualcuno, dopo un servile “sissignore” durato 5 anni, adesso si accorga che non funzionino. Come cambiarle? Cominceremo eliminando le penalizzazioni e l’ obbligatorietà d’ adesione. Poi avvieremo una riforma seria, basata sul confronto con i sindaci e che si fondi sulle identità dei territori, non su divisioni tracciate a caso e tali da devastare il territorio. Sulla sanità, invece, partiremo dal concetto secondo il quale territorio e ospedale sono complementari, non sinonimi, con l’ inserimento di un’ Azienda di coordinamento dei due settori e che abbracci pure la ricerca. Quanto all’ immigrazione, ci batteremo per eliminare la follia che ha portato il Fvg a diventare capofila dell’ accoglienza diffusa con le nostre città riempite di persone di cui non sappiamo nulla al di là di un’ impronta digitale e di generalità palesemente false»