Da Messaggero Veneto del 4 aprile 2018 – Massimiliano Fedriga cala una carta del programma elettorale. Lo fa nel suo primo bagno di folla in fiera a Pordenone, dopo che il sindaco Alessandro Ciriani gli apre la strada davanti a un pubblico che è più che altro di addetti ai lavori: candidati, amministratori, militanti. Lo fa al termine di una giornata senza sosta, scandito da incontri per conoscere i problemi e le richieste del Friuli occidentale.
L’ appuntamento in fiera, che inizia con quasi un’ ora di ritardo, è fatto di tante strette di mano, selfie coi candidati, anche qualche regalino: l’ assessore pordenonese Stefania Boltin gli porta un paio di scarpine da neonato azzurre, «Portano bene». Dopo essersi scaldato coi suoi cavalli di battaglia – immigrazione e sicurezza -, Fedriga sceglie la sanità, ritenuta il tallone d’ Achille degli avversari. «Lavoreremo per fare gli esami e le analisi specialistiche anche nelle ore serali valorizzando il personale, evitando che le persone si prendano permessi dal lavoro e utilizzando a pieno regime i macchinari. Così da sostituire le tecnologie quando sono desuete». Il Friuli Venezia Giulia lo farà «perchè in Veneto funziona, ma Serracchiani non ha voluto farlo perché chi amministra la Regione contermine ha un altro colore politico» punta il dito mentre un medico licenziatosi ieri dal Santa Maria degli Angeli si alza e lo esorta a partire proprio dall’ ospedale di Pordenone.
E il candidato del centrodestra vuole dividere «l’ ospedale dal territorio, perché sono cose diverse e la riforma ha fallito».
Sull’ ospedale torna anche il sindaco Alessandro Ciriani in apertura di serata. «Vi immaginate Gianfranco Moretton (ndr vicepresidente della Regione nell’ amministrazione Illy) che si fa dire che l’ ospedale che vuole non si costruisce più? – rimarca con un colpo basso Ciriani, facendo un confronto tra Bolzonello e Moretton (ndr i due non si sono mai amati pur militando dalla stessa parte politica) -. Moretton al suo posto avrebbe rovesciato la scrivania, si sarebbe dimesso. E allora questo ci fa dire che è tempo che chi ha amministrato si accomodi e lasci governare altri».
Ma Fedriga sa anche che Pordenone è strategica per vincere, sa – più esplicito Ciriani: «La partita si gioca qua» – che la ferita della Provincia è ancora aperta. «Questo è un territorio che è stato umiliato. Mi sono meravigliato che questa Regione non abbia chiesto la competenza sulle camere di commercio per poi decidere che modello adottare. Noi lo faremo» dice tra gli applausi il candidato presidente. Il terreno, anche su questo tema, glielo prepara Ciriani: «La Regione non ha voluto fare una battaglia per la Camera di commercio perché per vincere le elezioni servono anche i voti di Udine – attacca il sindaco riferendosi sempre a Bolzonello -. La Camera di commercio non è tema che scalda i cuori dei cittadini, ma il suo destino è legato a enti di sviluppo come Interporto e la Fiera». Una Regione distante e accentratrice quella disegnata da Ciriani («Sono dovuto andare io a chiedere più uomini per la Questura») e da Fedriga. Gli applausi arrivano con naturalezza.
«Le Uti vanno smantellate e bisogna tornare a enti che rappresentino i territori e siano eletti dai cittadini. La Regione deve occuparsi dell’ impianto legislativo e poi decentrare – scandisce Fedriga -, il potere non va tenuto in pugno, bisogna aprire la mano». Poi l’ appello a tutti «a una battaglia comune, che inizia convincendo le persone ad andare a votare a cavallo di un ponte. Chi crede nelle facili promesse, nel bonus bebè fino a 18 anni, non ci voti.
Non vogliamo il voto di scambio – l’ affondo -, ma sporcarci le mani per lavorare. Io ho scelto la mia terra, non scappo a Roma. Spero di essere all’ altezza della vostra fiducia, ma solo insieme possiamo cambiare e fare le cose giuste. Per la nostra gente, per i nostri figli».